El_Cepillo ha scritto:Le tendenze in questo caso contano poco, mi sembra difficile fare finta di niente.
L'america è un paese con profondi problemi e profonde diseguaglianze su base razziale. So che suonerà buffo ma la grande maggioranza dei neri americani discende da schiavi, la schiavitù è stata abolita circa 140 anni fa che magari può sembrare tanto ma non lo è. Come spesso descritto anche dalla cinematografia per gli afroamericani era impossibile accedere a scuola, servizi e perfino autobus alla pari degli americani bianchi fino a quando? Anni 60? Se contiamo che tipo Bill Belichick è del '52 possiamo caprire come un Bill Belichick nero non potrebbe esistere perchè non avrebbe potuto beneficiare di un padre con esperienze da coach a Vanderbilt, giocatore nei Detroit Lions e con 30 anni da coach all'Accademia navale.
Una volta era raro vedere un QB di colore e impossibile vedere un coach di colore perchè l'america era un paese profondamente razzista, i neri non venivano pagati come i bianchi e venivano segregati in certi ruoli, inoltre non avevano accesso ad alcune università che accettavano solo studenti bianchi (i primi giocatori di colore ad Alabama si videro negli anni '70). Per far giocare un nero al Sugar Bowl nel 1956 si rischiò la rivolta armata.
Negli anni '80 Turner Gill, ex quarterback di Nebraska e allenatore Ncaa I divisione, scelse Nebraska proprio perchè era l'unico college che l'avrebbe fatto giocare quarterback, essendo lui nero. Parliamo di fine anni '70 inizio anni '80 e di un giocatore eccezionale, sia chiaro, e di Tom Osborne che per far venire qualcuno nel Nebraska a giocare a football avrebbe accolto un plotone di terroristi. Ora a livello di giocatori questo problema sembra stia venendo meno, i quarterback di colore esistono e vengono accettati anche se quando arrivano in NFL lo stereotipo del "negro che corre" è ancora potentissimo. Per i coach è un po' diverso perchè è più complicato, oltre alle capacità c'è un problema sociale, di relazioni e conoscenze ad alto livello, in cui le minoranze sono svantaggiate (ancora più evidente per il management, per dire Will Grier, il nostro GM attuale, è l'unico GM di colore ora che Ozzie si ritira, e sarebbe ingenuo credere che il fatto di essere figlio di Bobby Grier (cercate su google, giocatore ed executive, pioniere assoluto per gli afroamericani) non l'abbia aiutato a fare carriera).
In NFL esiste appunto una Rooney rule, che è il tipo di regola che noi italiani non capiamo perchè apparteniamo a una società sostanzialmente omogenea e non costruita sullo schiavismo e sullo schiacciare le minoranze etniche, che per bilanciare lo svnataggio sociale dei coach appartenenti a minoranze punta a dare loro una chance in più per farsi notare all'interno di un circolo elitario e molto ristretto che altrimenti rischierebbe di essere molto più omogeneo di quanto non sia. Negli ultimi anni ci sono stati coach di discreto successo provenienti da queste minority hires mentre altri non hanno funzionato ma il colore della pelle credo abbia inciso poco in entrambi i casi. Mi chiedo allora perchè non concentrarsi su quanti coach calvi abbiano vinto un superbowl, e sul loro tipo di calvizie, per cercare di replicare la condizione più favorevole nel nostro prossimo allenatore.
E per chiudere credo che Kaepernick sarebbe una bella soluzione come qb ponte, costerebbe poco e ci farebbe vincere qualche partita più di altri paracarri atomici, con il bonus non secondario di far incazzare come una bestia Salguero il che mi farebbe divertire anche in una stagione disastrosa. 
Complimenti El Cepillo per la bella e competente analisi dell’argomento.
È stato un piacere leggere ciò che hai scritto.
Condivido la tua analisi.
E auguri, da un appassionato che si è interessato di questo sport per aver visto una foto dei Dolphins contro i Jets e poi se n’è innamorato vedendo e tifando l’immenso Dan Marino, affinché troviate un qb all’altezza (e come soluzione transitoria a me Kaep non dispiacerebbe proprio).